24 Giugno 2019
Trubeckoj: Come Dio si rivela
Presentiamo nei suoi tratti essenziali la concezione di Evgenij Trubeckoj, attraverso alcuni brani de Il senso della vita, l’opera sintetica che coronò l’iter creativo del filosofo, ancora inedita in italiano. Pubblichiamo alcuni brani del capitolo IV incentrati sul tema della conoscenza di Dio per esperienza.
III
…Finora abbiamo considerato la Divinoumanità come contenuto della rivelazione; ora dobbiamo renderci conto di come la prima sia condizione ontologica della seconda. Per sua natura la percezione è ontologica: è possibile solo come risultato di un influsso assolutamente reale di ciò che viene percepito sulla psiche del soggetto che percepisce. Per questo, se non c’è nessun contatto esistenziale tra Dio e l’uomo, non può esserci una percezione del divino nella coscienza umana; al contrario, se esiste questo influsso vitale, se Dio può dimorare nell’uomo, allora può diventare per l’uomo un fenomeno oggetto di esperienza.
La rivelazione non è altro che l’esperienza del divino che si manifesta all’uomo; può esistere solo in virtù del fatto che l’uomo alberga in se stesso la vita divina, in virtù del fatto che ne diviene fattivo partecipe. Proprio così il cristianesimo guarda alla rivelazione. San Paolo non fa a questo riguardo alcuna distinzione tra la rivelazione in Cristo e prima di Cristo. Per lui Cristo è ugualmente la fonte dell’una e dell’altra: gli ebrei nell’Antico Testamento «bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo» (1Cor 10,1-4). La stessa percezione esistenziale che si sarebbe rivelata in pienezza in Cristo, era stata prefigurata dalla fede dell’Israele veterotestamentario. La fede autentica è per sua stessa natura espressione del legame interiore, vitale tra Dio e l’uomo: per questo la fede di Israele fu un’esperienza della Divinoumanità ante Cristo, sia pur imperfetta e incompleta.
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Redazione
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