9 Settembre 2021

Nel mondo, senza tagliare i ponti. In ricordo di padre Men’

Yves Hamant

Il ritorno dell’anniversario tragico della morte di padre Men’ (1935-1990) riporta ogni volta la memoria di una paternità e ricchezza inesauribili. Yves Hamant, suo amico e biografo ce lo tratteggia vivo e profetico.

Quella domenica 9 settembre 1990, verso mezzogiorno, ricevetti la telefonata da Mosca di un’amica francese d’origine russa, ortodossa. Era andata alla parrocchia di padre Aleksandr Men’ a Novaja Derevnja, 30 km da Mosca. I fedeli aspettavano ma lui non era venuto a celebrare. Poi si era sparsa la voce che avesse avuto una crisi cardiaca. In serata si era saputo che era stato assassinato. Assassinato. Pareva, con un colpo d’ascia.

Il giorno dopo tentai di allertare i media francesi. Ero in contatto indiretto con un giornalista del «Figaro». Ma era in vacanza e rispose un collega. Cercai di spiegargli chi era stato padre Men’, che aveva un’autorità morale pari a quella di Sacharov. Tagliò corto: lei sa chi è l’assassino? Naturalmente non lo sapevo, né più né meno di oggi. Riappese. Sorprendente facilità con cui molti media riescono subito a fiutare tra gli eventi quelli importanti e quelli no.

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Yves Hamant

Ordinario di lingua russa e dottore in scienze politiche, ha insegnato presso l’Università di Parigi-Nanterre. È stato attaché culturale dell’ambasciata francese in URSS tra il 1974 e il 1979. È autore fra l’altro di una biografia di padre Aleksandr Men’ pubblicata dalla RC Edizioni.

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