29 Giugno 2018

I dolori del parto, o i nodi dell’autocefalia ucraina

Vladimir Zelinskij

Il problema dell’indipendenza da Mosca della Chiesa ortodossa ucraina è un nodo di Gordio apparentemente inestricabile. Ma non è solo questione di interessi politici contrastanti. Qual è il giudizio di fede? Un teologo russo risponde.

«Una donna che deve partorire, quando viene il suo momento, soffre molto» (Gv 16, 21). Se l’ortodossia nel suo insieme fosse una donna-madre, la nascita di ogni sua figlia – una Chiesa autocefala, – non sarebbe mai avvenuta senza dolore. Molto raramente la madre vuole dare l’indipendenza alla figlia senza pressioni, tensioni o costrizioni politiche. Per lei è come recidere una parte del proprio corpo. Ma con l’autocefalia ucraina le cose sono particolarmente complicate. Prima di tutto perché questa Chiesa, che non è ancora nata, ha due madri che hanno motivi propri per considerarsi legittime: la madre antica, quella di Costantinopoli e la madre nuova, quella di Mosca.

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Vladimir Zelinskij

Sacerdote ortodosso (del Patriarcato di Mosca) è filosofo, teologo e traduttore. Dal 1991 vive in Italia, ha insegnato lingua e civiltà russa all’Università cattolica di Brescia e di Milano. Ha al suo attivo numerosi testi di teologia e spiritualità.

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