25 Aprile 2024

Il vero volto della guerra

Anna Kondratova

Quante sono le perdite umane di entrambi gli schieramenti? Dietro le aride cifre raccolte da organizzazioni e volontari, resta comunque il dramma di migliaia di famiglie. Un ufficiale russo racconta l’ingrato compito di consegnare le salme.

È impossibile quantificare con precisione il numero dei soldati morti su entrambi i fronti mentre è ancora in corso la guerra. Per quanto riguarda la Russia, sulla base dei dati reperibili pubblicamente – innanzitutto dal Registro delle successioni e poi dai social, dai media e dalle dichiarazioni delle autorità regionali, – si possono ottenere alcune cifre che rendono l’idea della tragedia. È ciò che ha fatto il portale Mediazona, in collaborazione con la sezione russa di BBC News e un team di volontari. Il numero dei morti accertati dall’inizio della guerra sino a fine marzo è di 50.471, tra i quali è stato possibile distinguere 3.371 ufficiali, 6.067 soldati di leva (12%), 6.762 volontari (13%) e 9.079 detenuti (18%).
Il bilancio reale delle perdite umane è sicuramente molto più alto, tanto più se si aggiungono i feriti.

Sulla base di ricerche e valutazioni, secondo Mediazona a fine ’23 la guerra ha provocato la morte di non meno di 75.000 russi di età inferiore ai 50 anni (escluso il personale militare delle autoproclamate Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk). La maggior parte di loro proveniva dalle regioni di Sverdlovsk, Čeljabinsk e Rostov, dalla Baškirija e dalla Burjazia. Un numero particolarmente elevato di segnalazioni si riferisce a Krasnodar e alla regione di Mosca – probabilmente dovuto al fatto che i volontari stanno documentando le sepolture nei cimiteri locali.

Nei primi sei mesi del conflitto, caratterizzati dal dispiegamento di forze militari regolari, senza volontari, truppe mobilitate o prigionieri, la maggior parte delle vittime rientrava nella fascia di età compresa tra i 21 e i 23 anni – attualmente è tra i 30 e i 38.

Tombe di soldati della compagnia «Wagner». 

Tra la fine del 2022 e l’inizio del nuovo anno si è registrato un netto aumento delle vittime tra i detenuti arruolati nella compagnia militare Wagner, utilizzati in «gruppi d’assalto» contro le posizioni ucraine vicino a Bachmut.

A sua volta l’Ucraina non comunica ufficialmente le proprie perdite. A fine febbraio il presidente Zelenskij ha parlato di 31mila soldati morti, mentre il progetto indipendente UALosses riporta quasi 50mila schede personali. Alcuni fattori suggeriscono che il database ucraino sia più completo delle fonti russe, vuoi perché dispone di informazioni personali più particolareggiate, vuoi perché i decreti presidenziali sulle onorificenze postume sono pubblici, diversamente da quanto accade in Russia.

Infine c’è il computo «politico»: da un lato il segretario USA alla difesa Austin che il 20 marzo scorso ha fatto il numero di 315.000 soldati russi «morti o feriti», e dall’altro il ministro della difesa russo Šojgu che ha parlato nei giorni scorsi di quasi mezzo milione di vittime tra i soldati ucraini.

Il vero volto della guerra

(N. Lapcevič, 74.ru)

La scorta al rimpatrio delle salme

Mediazona ha raccolto anche la testimonianza di un ufficiale russo e psicologo militare, che ha accompagnato diversi «cargo 200», i voli militari che trasportano le salme dei caduti nei luoghi d’origine.

«La procedura – ha raccontato l’ufficiale – è semplice. A Rostov sul Don c’è il 522° centro di identificazione salme, situato presso l’obitorio dell’ospedale militare, dove vengono portati i morti in Ucraina. Si tratta, detto in parole povere, di un centro di smistamento per il successivo invio in tutto il paese». Dopo aver ricevuto un defunto e dopo averne accertato l’identità, si avvisa l’unità militare corrispondente la quale invia una scorta, «scelta tra gli ufficiali e i contractor che in quel momento non sono impegnati in altri incarichi», indipendentemente dal fatto che abbiano o meno una minima preparazione in psicologia, come nel caso dell’ufficiale contattato dal portale. «La scorta vola a Rostov, riceve la salma, i vari documenti e gli effetti personali da consegnare ai parenti, l’Ordine del Coraggio, e aspetta finché si programma il volo. Successivamente il comandante del centro fornisce le istruzioni, le salme vengono caricate sull’IL-76 e partono tutti verso la città di destinazione. Durante la riunione, ai soldati di scorta non viene detto nulla sulla procedura con cui contattare i parenti dei caduti».

«Il centro di identificazione dell’ospedale di Rostov in sé offre uno spettacolo terribile (…). I corpi vengono rivestiti con uniformi militari (questo è un incarico dato ai soldati semplici, anche a quelli di leva), dopodiché sono deposti nelle bare di zinco, il volto è sistemato in modo che dalla finestrella della bara appaia meno deturpato, poi tutto viene sigillato, messo in una cassa di legno, si firma e si prepara per il carico».

«All’arrivo al centro regionale, le salme sono accolte dai commissari militari locali, che aiutano a organizzare il trasporto verso la residenza del defunto. È necessario consegnare la salma ai parenti e stare con loro fino alla fine, esequie comprese. Dopodiché bisogna raccogliere i documenti per la regolarizzazione dei pagamenti, il certificato di morte e di sepoltura, e tornare alla propria unità militare».

«I voli da Rostov partono regolarmente, quasi tutti i giorni; solo motivi tecnici o il pesante carico di lavoro possono ritardare il volo. (…) All’inizio mandavano una scorta per ogni salma, ma con la carenza di personale e l’aumento delle perdite hanno iniziato a mandare una sola persona per tutti i morti di una grande città o di un’unità militare».

All’arrivo viene la parte più difficile: incontrare i familiari. «Naturalmente si tratta di un dolore terribile per una madre. L’esperienza più straziante è quando si trasporta un ragazzo giovane, di 20-25 anni. In quei momenti vorresti prendere il suo posto per evitare di assistere allo strazio delle famiglie quando vedono il corpo del figlio».

«Avendo un’istruzione di base – sottolinea l’ufficiale, – un’esperienza di questo tipo è più semplice e si riescono ad evitare molti errori, a non peggiorare la situazione dei parenti già in lutto. È terribilmente frustrante che certe persone arrivino impreparate a queste situazioni».

«La frase che, come accompagnatore, sono tenuto a dire all’arrivo è più o meno questa: “Cara Marija Ivanovna, la prego di accettare le mie sentite condoglianze per la sua grave perdita”. (…) Non dite mai parole come “la capisco” a una madre che ha perso un figlio. Non siete in grado di comprendere il suo dolore, e parole simili possono provocare aggressioni. (…) Se la madre non conosce i particolari e chiede come è morto suo figlio, è più delicato assicurarla che la morte è stata istantanea e che non ha sofferto. Questo può darle un po’ di conforto. Tuttavia, bisogna essere estremamente attenti e sensibili in queste conversazioni. Inoltre, non bisogna allontanare la madre dalla bara, né permettere ai parenti di farlo».

Il vero volto della guerra

(N. Lapcevič, 74.ru)

«Una volta dovetti consegnare a una madre del villaggio di Čara il suo secondo figlio; il primo era già stato ucciso in precedenza. Uno dei due si era offerto volontario per l’operazione speciale, l’altro era stato mobilitato e un terzo ci stava pensando. Mi sono trovato di fronte a uno sfogo isterico: mi prendevo tutte le accuse contro Putin, il ministro della Difesa Šojgu, contro tutti e tutto. Come persona in uniforme ero considerato responsabile di aver scatenato la guerra, di averli uccisi tutti, compreso suo figlio. Era profondamente triste. Avrebbe voluto scagliarsi contro di me, ma le mancavano le forze per l’orrore che stava vivendo. Poi crollò, e quasi svenne».

Intanto in diverse località della Federazione stanno ampliando i cimiteri, come a Novosibirsk dove già a novembre dell’anno scorso per le sepolture militari si era esaurito lo spazio ed è stato assegnato un nuovo lotto di 12 ettari.


(foto d’apertura: Ufficio stampa regione di Tver’)

Anna Kondratova

Moscovita, laureata in sociologia. Ha seguito da vicino lo sviluppo del movimento d’opposizione in Russia. Giornalista e saggista.

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