29 Dicembre 2017

Tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri

Anna Danilova

Cos’è la tradizione per la Chiesa? Quali tradizioni sono vincolanti per i cristiani e quali invece sono solo consuetudini? La fede rifiorisce là dove si osa uscire dagli schemi rassicuranti. Conversazione con padre Aleksej Uminskij, parroco a Mosca.

Vorrei parlare un po’ del dibattito sul modo di intendere il sacramento della Confessione ai nostri giorni. In alcune parrocchie già da tempo non è più considerato obbligatorio confessarsi ogni volta che si riceve la Comunione, e i parrocchiani si comunicano con regolarità ma si confessano solo al bisogno. La cosa suscita opinioni diverse, fra l’altro ci si chiede se si tratti di una violazione dei canoni ecclesiastici, di un tradimento dalla tradizione della nostra Chiesa. Secondo lei oggi si può dire in generale che esistono due concezioni della Confessione, una tradizionale e una innovativa?
Chissà perché, siamo tutti abituati a pensare alle azioni che compiamo abitualmente come a qualcosa secondo la tradizione. Ma abituale e tradizionale non sono la stessa cosa. Inoltre, da noi ciò che si definisce tradizionale viene percepito in pratica come canonizzato, tanto che molti mettono i canoni ecclesiastici e i precetti divini sullo stesso piano. Molto spesso si sente dire: «Secondo i canoni della Chiesa non si può fare questo o quello». Ma ci rendiamo conto di cosa significa «secondo i canoni»?

Cerchiamo prima di chiarire che cos’è la tradizione…
Tradizione è ciò che consolida l’edificio della nostra vera fede e ci aiuta a pregare correttamente. Esiste ad esempio la tradizione della «preghiera di Gesù», ma ci sono anche aspetti che possono essere sbagliati in questa preghiera, ad esempio, quando la si trasforma in un mantra.
Abbiamo la tradizione dei Padri, dell’iconografia, della liturgia. Ma nessuna tradizione può essere pietrificata, morta, diventare un rituale quotidiano, perché allora smette di essere tradizione e diventa abitudine. La tradizione è un fenomeno vivo, può mutare e trasformarsi assieme alla vita che ci circonda. Perciò bisogna prima capire in quali tradizioni viviamo e che cos’è la forma del comportamento religioso, per evitare di fare confusione.

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Anna Danilova

Filologa, specialista in anglistica e letterature straniere, ha insegnato alla facoltà di filologia dell’Università Lomonosov. Direttrice del portale informativo «Ortodossia e mondo» (www.pravmir.ru).

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