23 Dicembre 2016

Elemosina in nome di Dio

Adriano Dell’Asta

È docente di lingua e letteratura russa presso l’Università Cattolica. Accademico della Classe di Slavistica della Biblioteca Ambrosiana, è vicepresidente della Fondazione Russia Cristiana.

Ieri una giovane donna scendeva lungo il Chreščatyk di Kiev, tutta presa dalle sue preoccupazioni, quando ha incontrato una vecchina che chiedeva l’elemosina «in nome di Dio».
Qualche moneta e poi via, ma non le riesce proprio di sganciarsi perché la vecchina la ringrazia in maniera un po’ diversa dal solito: «Ohi! Dio mi invia gli angeli che Lui ama per aiutarmi! Ora prego per te!».
«Gli angeli che Lui ama»? va bene gli angeli, ma perché «quelli che Lui ama»?
Così parlano; la vecchina si chiama Evdokija e non solo promette di pregare subito per la giovane e i suoi problemi, ma la invita a pregare a sua volta, a recitare il salmo 90 che – le dice – lei sa a memoria da quando è piccola e lo recita sempre:

«Di’ al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido”.
Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge.

Ti coprirà con le sue penne, sotto le sue ali troverai rifugio.
La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;

non temerai i terrori della notte né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire.

Solo che tu guardi, con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi.
Poiché tuo rifugio è il Signore e hai fatto dell’Altissimo la tua dimora,
non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda.

Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi.
Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi».

La ragazza commenta: «Adatto a me»; perché l’Ucraina è ancora terra di sangue, i giovani muoiono ancora in battaglia e il salmo 90 è famoso nella tradizione spirituale russa, ucraina, slava, ed è amato specie nei tempi di guerra, poiché si crede che protegga dai proiettili.
Ne parla anche Pasternak, in una pagina del Dottor Živago, in cui il dottore soccorre due soldati dei campi opposti, un rosso e un bianco, tutti e due con un foglietto sul quale sta scritto il salmo 90.
Poi, racconta sempre Pasternak, «passarono i decenni» e quello stesso salmo «molto più tardi cominciarono a portarlo, cucito nell’abito, gli arrestati, mentre lo ripetevano a memoria i reclusi, quando venivano chiamati dai giudici istruttori per gli interrogatori notturni».

La vecchietta e il suo salmo vengono direttamente da questa Russia profonda, che non ha confini né di tempo né di spazio.
La giovane donna che le ha fatto l’elemosina è diventata erede della sua storia.
E noi con lei.
Perché non si perda la memoria della misericordia che guidava il dottor Živago e ieri ha guidato la mano che ha fatto l’elemosina, come ha guidato la buona Evdokija, che non si è accontentata di ringraziare, di pregare e far pregare, ma ci ha ricordato che, amati da Lui, siamo tutti retti da questa misericordia e dall’aiuto, mai interrotto, degli «angeli che Lui ama».