3 Febbraio 2016

Una Mosca che non conoscevate. Passeggiata sulle tracce di manifestazioni e proteste

Vladimir Stepanov

Cominciamo una serie di escursioni tematiche per Mosca. La creatività di un giovane storico ci mostra un’altra capitale. La topografia del terrore, il Deposito dei Monumenti dismessi, i luoghi delle proteste di piazza.

“Latrante mostro dalle cento fauci,
tozzo, feroce e gigantesco”.
Telemachia

L’associazione «Memorial», nella sua attività per mantenere viva la memoria delle vittime delle repressioni politiche, propone un interessante progetto di itinerari tematici per Mosca: la «Topografia del terrore», che comprende i luoghi principali legati alle repressioni di massa; oppure la «Mosca di Varlam Šalamov», sui posti più significativi per la vita e l’opera dello scrittore; il «Diritto di corrispondenza», dove la storia del terrore viene raccontata attraverso le lettere dei detenuti ai loro familiari e le peripezie per riuscire a recapitarle.

Gli avvenimenti degli ultimi anni inducono a tornare nuovamente sul tema della protesta. Così, insieme al giovane esperto Pavel Gnilorybov, «Memorial» ha approntato un nuovo itinerario, che si intitola «Coraggio scendi in piazza», sui luoghi delle proteste di massa nel periodo prima della rivoluzione e in epoca sovietica. Ce n’è in programma un altro, sempre ideato da Gnilorybov, al «Museon» (di fianco al ponte di Crimea, dove sorge il padiglione di arte contemporanea della Tret’jakov): una mostra all’aria aperta di «monumenti dismessi» dei leader sovietici.

Dai tempi del pensatore russo Aleksandr Radiščev, le proteste in Russia hanno una dimensione topografica, sono cioè legate a punti concreti rintracciabili sulla carta geografica: nel suo celebre Viaggio da Pietroburgo a Mosca, Radiščev intercala idilliche descrizioni di panorami che balenano ai finestrini della carrozza, a tonanti denunce contro la servitù della gleba e l’ordinamento socio-politico dell’Impero. Non a caso si è diffusa la leggenda che, letto il libro, Caterina II esclamasse che il suo autore era un ribelle più pericoloso di Pugačev, il cosacco che aveva guidato le rivolte contadine del 1773-75.

Il luogo-simbolo della protesta è la piazza, a Mosca esattamente come dai tempi antichi ad Atene e Roma. Qui, i primi echi di sommosse della popolazione risalgono al 1382, epoca del khan Tochtamyš, anche se ancora non si può parlare di protesta civica. Tra il XVIII secolo e la prima metà del XIX il luogo preferito di raduno divennero i boulevards, mentre la piazza avrebbe definitivamente riconquistato questa funzione dal 1860, cioè dopo le riforme di Alessandro II che favorirono il formarsi di una classe intermedia. Nel XX secolo la piazza fu il primo elemento urbanistico a subire la ricostruzione di regime: così avvenne per la piazza del Maneggio e per piazza Majakovskij, mentre oggi è in programma la ricostruzione di piazza Bolotnaja, luogo di convegno nelle proteste di massa dell’inverno-primavera 2012.

Ma, naturalmente, la protesta non sono tanto e soltanto le piazze, quanto la gente, che prende la decisione di lanciare apertamente una sfida al potere. In questo la nostra guida, Pavel Gnilorybov, si è dimostrato un testimone oltre che un esperto: ha partecipato al movimento delle proteste e delle «passeggiate della responsabilità» fin dagli inizi, dal dicembre 2011, e forse anche per questo ha scelto come tema per la tesi, discussa nel 2014, le proteste di massa in Russia tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Così, nel suo lavoro ha scoperto che, se prima della rivoluzione la massa era formata da studenti universitari, oggi i giovani sono in maggioranza socialmente inerti e politicamente passivi: ebbene, proprio così gli è venuta l’idea, sono proprio i giovani di oggi i principali destinatari degli itinerari di «Memorial».

PIAZZA MAJAKOVSKIJ


Noi la conosciamo così per il monumento a Majakovskij, ma in realtà sulle targhe stradali si legge «Piazza trionfale». Il nostro gruppetto sembra ancor più sparuto sullo sfondo dei giganteschi edifici staliniani che incorniciano un grande spazio vuoto, al centro del quale svetta arditamente la figura del poeta sovietico: come in vita, Majakovskij continua a essere un ribelle solitario, che sfida la massa di auto che gli sfrecciano indifferenti tutt’intorno.
Prima della rivoluzione qui si ammassavano bettole, teatri e varietà, ma sotto Stalin, che amava la geometria di piazze nude e prospettive rettilinee, l’area venne radicalmente trasformata dal piano regolatore. Ma non era finita: questa piazza divenne il simbolo della lotta per la libertà, quando nel 1958 venne inaugurato il monumento a Majakovskij e intorno ad esso cominciarono a svolgersi letture poetiche. A quell’epoca il verso aveva una forza morale e politica incredibile: le autorità cercarono di por fine al movimento dapprima indirettamente, attraverso provocazioni che portarono a risse e scontri, ma alla fine, nel 1961, i suoi organizzatori (I. Bokštejn, E. Kuznecov, V. Osipov, V. Bukovskij, A. Ginzburg) vennero arrestati e condannati.


Il monumento, videocronaca sovietica.

La tradizione di recitare poesie al monumento di Majakovskij venne ripresa nel 1965 dal gruppo giovanile letterario SMOG, la «Società dei più giovani geni», che scese in piazza al grido: «Noi ci saremo!», e «Sverginiamo il realismo socialista!». In realtà, le autorità sgominarono ben presto anche questo gruppo, espellendo alcuni dei suoi aderenti dall’università e sottoponendo i più riottosi a cure psichiatriche coatte.
La tradizione della protesta rinasce in piazza Majakovskij dal 2009, quando a ogni 31 del mese intorno al monumento si svolge un’azione in difesa del diritto di assemblea in Russia. La scelta del giorno è dettata dal rimando all’art. 31 della Costituzione russa, che sancisce la libertà di parola del cittadino.

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Vladimir Stepanov

Traduttore e giornalista, Saratov.
Laureato in Lettere Classiche all’RGGU di Mosca; quindi laurea magistrale in Lettere moderne all’Università Cattolica di Milano con una tesi sull’editoria russa in Italia del ‘900.

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