3 Maggio 2016

A Mosca ci si batte per Dante

Loreto Raffaello

Emergenza a Mosca: chiudono le biblioteche. E i moscoviti si sono mobilitati a migliaia proprio quando hanno sfrattato la Biblioteca Dante Alighieri. È nato un nuovo stile difensivo della società civile contro la crisi e gli abusi dell’Amministrazione.

Il Dipartimento cultura di Mosca, su invito del governo, ha programmato drastici tagli alle biblioteche; solo nella capitale verranno ridotte del 30% e i dipendenti «in esubero» saranno licenziati. Ma l’economia non basta a spiegare tutto: infatti verranno eliminati anche i libri considerati «in esubero», secondo un criterio scelto dai pubblici funzionari. Inoltre l’acquisizione di nuovi libri sarà fatta centralmente per tutte le biblioteche, in modo che il patrimonio librario diventerà uguale in tutto il paese. Questa forma di razionalizzazione ricorda da vicino il testo unico di storia, recentemente istituito. E fa intravvedere l’ombra del pensiero unico. Pubblichiamo una breve cronaca degli avvenimenti sviluppatisi attorno alla piccola e gloriosa Biblioteca Dante Alighieri, e il commento di Tat’jana Krasnova, uno fra i tanti usciti per l’occasione.
Con l’arrivo del mese di maggio a Mosca si chiude l’ennesima battaglia fra una biblioteca storica e la «fame di immobili» degli enti statali. La Biblioteca in questione è la numero 183 del quartiere Gagarin, situato in prossimità della stazione della metropolitana «Universitet», a Sud-Ovest di Mosca. La Biblioteca n. 183 il 15 aprile ha ricevuto per posta un documento, firmato dalle autorità competenti del Dipartimento per la Cultura di Mosca, che le intima un immediato trasloco, ordina il licenziamento di metà degli impiegati e l’eliminazione di un terzo del fondo. L’immobile nel quale la biblioteca risiede e svolge le sue attività dal 1955 era stato venduto il giorno prima dal Dipartimento alla Commissione Inquirente, che ha iniziato di recente un vasto programma di ampliamento dei propri uffici.
Tale situazione è diventata pane quotidiano nell’ultimo anno. Biblioteche, centri culturali e accademie di ricerca, le cui sedi sono da sempre incontestata proprietà dello Stato, hanno dovuto accettare in silenzio la riduzione del personale, nel migliore dei casi, o la chiusura immediata nel peggiore (non di rado). Ma questa volta la volontà della Commissione Inquirente ha incontrato sulla propria strada un ostacolo serio.

La Biblioteca 183 si chiama, per intero, «Biblioteca n° 183 Dante Alighieri». Tuttavia gli abitanti del quartiere e gli amici della biblioteca la chiamano «l’Italianka», per il suo forte legame culturale con l’Italia e il Divino Poeta, che la Biblioteca considera tra i propri padri spirituali. L’istituto organizza gite in Italia a prezzo ribassato, prende parte a concorsi di traduzione dall’italiano al russo di testi di Dante, Manzoni e Foscolo, e tiene corsi di lingua italiana. La «Dante», che ha sede nel centro del quartiere universitario, è sempre stata considerata una delle piattaforme d’incontro più libere e aperte per intellettuali, giornalisti, scrittori, poeti e traduttori della capitale, che bene o male sono sono stati suoi frequentatori sin dai tempi degli studi universitari, data la sua posizione. La Biblioteca è oltretutto sostenuta dall’Istituto Italiano di Cultura a Mosca e dalla Società Internazionale «Dante Aligheri», che ha nella biblioteca «Dante» la principale sede moscovita.
La petizione contro lo sfratto dell’«Italianka», lanciata la settimana scorsa dalla direzione della Biblioteca, ha raccolto in tre giorni più di 15.000 firme. Il 23 aprile è stato proclamato «giorno delle letture dantesche». Dalle 12 alle 22 di Sabato 23 migliaia di moscoviti (secondo le statistiche ufficiali non meno di 3.000) sono accorsi alla Biblioteca a leggere passi della Divina Commedia in sette lingue diverse, in segno di protesta contro la minaccia di chiusura. Non è mancato il sostegno della comunità italiana di Mosca, che è accorsa a leggere la Commedia accanto a scrittori, giornalisti, traduttori e intellettuali russi di fama. Il XVII canto del Purgatorio è stato letto dal primo consigliere dell’Ambasciata d’Italia Agostino Pinna.
Tuttavia, durante le letture, quello che ha riscosso più successo è stato l’Inferno che, secondo i difensori della «Dante», è il posto che inevitabilmente attende chiunque si macchi di crimini contro la cultura.
Grazie alla reazione veloce e organizzata dei bibliotecari e della comunità moscovita, l’ordinanza di sfratto è stata ritirata (almeno per il momento) dal Dipartimento per la Cultura, e dal 25 aprile la «Dante» può ritornare alla sua vita precedente. Da questa battaglia la biblioteca esce doppiamente vincitrice, in quanto adesso non c’è anima viva a Mosca che non l’abbia sentita nominare.
Inoltre, la Biblioteca Dante Alighieri ha colto l’occasione per mandare a tutti i colleghi in difficoltà un messaggio chiaro e decisivo: in una Russia strangolata dalla corruzione e in crisi, la cultura possiede ancora i mezzi necessari per difendersi. Non bisogna arrendersi mai. Nemmeno quando si va contro la volontà dello Stato.


UNA STORIA MOLTO DANTESCA
Tat’jana Krasnova

Avrebbe dovuto essere una storia banale e tranquilla: la Commissione Inquirente aveva messo gli occhi su un comodo edificio nel sud-ovest di Mosca. E non c’era nemmeno da sfrattare una scuola o che so, un ospedale, ma soltanto un’inutile, polverosa e noiosissima biblioteca.
Noi tutti sappiamo che gli adulti sono sempre occupati, e quando sono liberi stanno davanti al televisore.
È evidente che ai bambini nella vita servono solo smartphone e iPad, videogiochi e social network.
È arcinoto che i pensionati non fanno altro che guardare i serial televisivi e spettegolare nei negozi.
E poi oggi gli abitanti di Mosca hanno capito da un po’ che «tanto non ci si può far niente».
Non si possono fermare i mascalzoni che abbattono i parchi, che deturpano le vie più belle abbattendo i vecchi palazzi. I miei amici sempre più spesso voltano la testa dall’altra parte e dicono: «Ma che facciano quel che gli pare. Non ce la facciamo più!».
Siamo tutti stanchi. Molti se ne sono andati. Molti ci hanno messo una croce sopra.
E allora perché, invece, il giorno che han detto che avrebbero sfrattato la biblioteca con tutti i suoi fondi, la città ha sobbalzato?
A me sembra che sia una storia sorprendente e molto dantesca, ossia molto umana.
La direttrice della biblioteca Tat’jana Kuznecova ha fatto dell’«Italianka» non un semplice posto dove si conservano i libri ma una Casa dove si fanno concerti, conferenze, incontri. E si è scoperto così, di botto, che gli adulti si possono anche strappare dal televisore, e i bambini dai loro gadget, se gli si leggono versi immortali, se gli si suona la grande musica, e soprattutto se non li si considera «popolazione» a cui non importa niente di niente. Si è scoperto che le persone, se gli si parla come a persone, sono perfettamente capaci di distinguere Bach e Chopin dai muggiti delle stelle del palcoscenico, o Dante dalle scempiaggini stampate a grandi tirature. Abbiamo scoperto una cosa molto importante per tutti noi: che le persone non sono poi così stupide, e che non si può fare e disfare sempre al posto loro.
La petizione in difesa dell’«Italianka» è stata firmata da migliaia di moscoviti. Decine e decine sono venuti per la «Notte di Dante».
Pensateci un attimo: per un’intera notte, a Mosca, della gente ha letto la Divina Commedia dal primo all’ultimo verso, ad alta voce, a turno, in russo, in italiano, fino al mattino, senza interruzione, e senza che nessuno se ne andasse. Vecchi e giovani, moscoviti famosi e moscoviti qualunque hanno letto un libro difficile e «incomprensibile» scritto sette secoli fa.
E hanno salvato la biblioteca.
Forse solo per il momento.
Ma noi tutti ne abbiamo ricavato una lezione enorme: nell’uomo non si può distruggere ciò che è Grande, neanche a rimpinzarlo di banalità fin quasi a morire.
E ancora, vorrei dire che lo Spirito Santo soffia dove vuole, ma questo è del tutto evidente.

Loreto Raffaello

Nato a Firenze nel 1996, studente presso l’Istituto di Relazioni Internazionali del Ministero della Federazione russa.

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