10 Febbraio 2017

G. Codevilla, Storia della Russia e dei Paesi limitrofi. Chiesa e Impero

Redazione

Vol, I, Il medioevo russo. Secoli X-XVII, pp. XXIV + 511, € 30
Vol. II, La Russia imperiale. Da Pietro il Grande a Nicola II (1682-1917), pp. XXIV + 407, € 30
Vol. III, L’Impero sovietico (1917-1990), pp. XXIV + 620, € 30
Vol. IV, La nuova Russia (1990

Affermava Vladimir Solov’ev nel 1888 nella sua opera Idea Russa che «L’idea russa non può consistere nel rinnegare il nostro battesimo. L’idea russa, il compito storico della Russia ci chiede di riconoscerci solidali con la famiglia universale di Cristo e di applicare tutte le nostre capacità nazionali, tutta la potenza del nostro impero nella realizzazione completa della Trinità sociale dove ciascuna delle tre unità organiche principali, la Chiesa, lo Stato e la società, è assolutamente libera e sovrana, non separandosi dagli altri, assorbendoli o distruggendoli, ma affermando la propria solidarietà con esse[1]. La storia della Russia è stata indagata dagli studiosi dell’Europa occidentale soprattutto attraverso una trattazione politica come quella di Valentin Gitermann. Altri l’hanno analizzata dal punto di vista della storia della Chiesa come lo Ammann oppure ne hanno messo a tema l’evoluzione spirituale come Tschižewskij.
L’opera di Giovanni Codevilla, in quattro volumi, presenta una storia della Russia che ha una caratteristica particolare nella quale si intrecciano i tre elementi citati da Solov’ev. Lo studio della relazione ed interazione di Stato, Chiesa e società è il filo rosso che lega in unità organica gli eventi e i personaggi che animano più di mille anni di storia. I fatti non si susseguono in una semplice ed impersonale successione cronologica ma sono studiati nella tensione dinamica dei tre fattori menzionati, Stato, Chiesa, società con una particolare attenzione alle istituzioni e alle leggi che regolano i rapporti reciproci. Queste ultime poi sono studiate con grande attenzione e competenza proprio per la particolare formazione giuridica dell’autore che ha insegnato per quaranta anni questa disciplina. Tutto ciò costituisce la notevole novità della trattazione storica di questo complesso organismo politico che è lo Stato russo.
I tre elementi in questione poi non sono aprioristicamente selezionati ma risultano dalla struttura stessa della civiltà russa che, come è noto, raggiunge la propria maggiore età nel sec. XV plasmandosi a immagine e somiglianza della civiltà bizantina.
La scelta dei rapporti tra Stato e Chiesa diventa il punto di vista privilegiato per rileggere e valutare con occhi acutamente preparati gli eventi più significativi della storia russa. Tale prospettiva getta nuova luce su molti avvenimenti fino ad ora studiati da un punto di vista sol politico o solamente ecclesiastico.
Costantinopoli sentiva se stessa come «Santa romana repubblica» nella quale lo Stato è la continuità storica dell’impero dei Cesari. Esso era gestito da protagonisti che si definivano romani ma parlavano greco ed era santificato dal cristianesimo nella sua forma bizantina, nella quale erano confluiti significativi apporti provenienti soprattutto da Antiochia e dalla Palestina. Analogamente la Russia, dopo il suo battesimo nel Dnepr, maturò in un lungo volger di tempo la coscienza di essere anch’essa una «Santa repubblica». Si vennero a costituire in questo modo nell’epoca medioevale tre organismi che pretendevano di incarnare in modo esaustivo l’unica e vera «Santa romana repubblica».
Lo Stato russo maturò per ultimo, quasi nascosto all’ombra dell’impero bizantino, ma sopravvisse agli altri due svolgendo un ruolo significativo a partire dal sec. XV.
Certo gli inizi furono assai modesti. Esso infatti era formato da agglomerati urbani, poco più che villaggi commerciali sulle vie di comunicazioni fluviali, che dominavano piccoli territori strappati alla foresta. Dopo Jaroslav il Saggio queste strutture cittadine furono governate dai discendenti che consideravano il territorio come dominio comune e si alternarono secondo anzianità al governo delle singole sedi, lasciando però al più anziano il titolo di gran principe ed il governo di Kyϊv.
I grandi principi, seguendo l’esempio di Costantinopoli, sentirono il dovere di difendere la Chiesa e promuovere il cristianesimo. Così l’autorità plasmò la società nell’obbedienza all’unico potere bicipite. «Stato e Chiesa non sono istituzioni distinte, bensì due aspetti della stessa nozione, una e indivisibile di Impero cristiano (il Regno di Dio sulla terra)[2].

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NOTE
[1] V. Soloviev, La Sophia et les autres écrits français, Lausanne 1978, p. 99.
[2] G. Codevilla, Storia della Russia e dei Paesi limitrofi. Chiesa e Impero, vol. I, p. 33.

Recensione di Pietro Galignani

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