2 Febbraio 2016

Vittima e complice. La storia di Lev Razgon

Marta Dell'Asta

Veterano del Gulag e membro dell’élite di Partito. 17 anni di prigionia e la perdita di molte persone care hanno cambiato radicalmente la sua vita. In un libro memorabile ha narrato con pacata ironia la sua storia. Rappresenta l’umanesimo del dissenso.

Lev Razgon è stato una figura contraddittoria: ex detenuto del Gulag staliniano, non ha mai partecipato alle battaglie del dissenso, eppure nel 1988 è stato lui a fondare con Sacharov e Kovalëv l’Associazione Memorial. E ancora: ex detenuto, ha accettato di essere reintegrato nel Partito e ha tenuto le sue memorie ben chiuse nel cassetto fino alla perestrojka. Non sono mancate le polemiche nei suoi riguardi: gli hanno rimproverato le parentele e le frequentazioni nell’élite del Partito; gli hanno rimproverato anche di aver lavorato per l’amministrazione nel lager, mentre molti altri si erano rifiutati di farlo; infine gli hanno rimproverato il debutto letterario tardivo, che getta un’ombra di conformismo sulle sue memorie. Se le cose stanno così, bisogna spiegare come mai le sue memorie del lager, arrivate dopo tutte le altre, siano state considerate un capolavoro del genere e lo abbiano inserito d’autorità nel novero dei grandi testimoni. E bisogna anche spiegare come mai personalità indiscusse come Sacharov lo abbiano incondizionatamente stimato.

In realtà basta leggere ciò che scrive perché i dubbi trovino una risposta. L’amico Boris Žutovskij dice che Razgon era «prudente» non «vile», perché i 17 anni di lager gli avevano prodotto tali ferite da segnarlo per tutta la vita; ad esempio, dopo aver tagliato gli alberi nel lager, gli dava fastidio la sola vista dei boschi che tanto amava da ragazzo: «I boschi della mia infanzia erano pieni di odori e di suoni… Poi venne il momento in cui per i boschi provai solo odio. …Il bosco non era un luogo di gioia ma di lavoro forzato. …Non era alla loro bellezza che pensavo fissando quei pini eretti ma a quanti metri cubi di legna avrebbe dato il tal albero, e quanto legname effettivo se ne poteva ricavare: era un riflesso condizionato». Per lo stesso motivo non amava frequentare gli altri ex detenuti e non voleva vedere fotografie di campi: il ricordo lo faceva star male.
Lev Razgon è stato un comunista convinto, un ebreo agnostico, e infine anche una vittima del Gulag, ma una vittima attiva, che da questa esperienza ha tratto la forza per una vera rivoluzione interiore.

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Marta Dell'Asta

Marta Carletti Dell’Asta, è ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si è specializzata sulle tematiche del dissenso e della politica religiosa dello Stato sovietico. Pubblicista dal 1985, è direttore responsabile della rivista «La Nuova Europa».

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