3 Novembre 2022

Padre Viktor Grigorenko: capisco che la sconfitta ha un senso

Giovanna Parravicini

Padre Viktor era nipote e custode della memoria di padre Men’, è morto combattendo fino all’ultimo la battaglia della verità e del bene. Guardando in faccia la malattia.

In una tersa mattina di sole, martedì 25 ottobre ci siamo ritrovati in tanti nella chiesa di San Sergio di Radonež a Semchoz, il villaggio vicino a Sergiev Posad dove è vissuto tanti anni ed è stato ucciso padre Aleksandr Men’.

È un luogo familiare a molti, in Russia, e noto anche a tanti italiani che nel tempo sono venuti in pellegrinaggio in questi luoghi per ricordare la figura di padre Men’. Ad accoglierci c’era sempre padre Viktor Grigorenko, che aveva fatto della memoria di padre Aleksandr e dell’accoglienza di quanti giungevano qui la sua missione: un’accoglienza aperta a tutti: ortodossi, cattolici, protestanti, persone che venivano a chiedere una grazia, a esprimere interrogativi, dubbi, sofferenze, sconforto.

Ma stavolta siamo venuti noi ad accompagnare nel suo ultimo viaggio padre Viktor, stroncato a 61 anni da un male inesorabile: ci stringiamo intorno alla sua bara, almeno una quindicina di sacerdoti e centinaia di persone che la chiesa non riesce a contenere, e riempiono anche tutto lo spazio del cortile esterno.

La lettura dell’articolo completo è riservata agli utenti abbonati, effettua il login o abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

Giovanna Parravicini

Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI

Abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

ABBONATI