28 Aprile 2022

Wyszyński e Wojtyła, due «nazionalisti»?

Alfred Wierzbicki | Angelo Bonaguro

Lo scatenarsi dei nazionalismi, prima con il caso dei migranti al confine bielorusso-polacco, oggi con l’invasione dell’Ucraina, ha interpellato anche la Chiesa e la società civile. Alcuni ambienti fanno un uso strumentale di grandi figure del ‘900 quali Wyszyński e Wojtyła per giustificare atteggiamenti di esclusione.

«Non possiamo volgere lo sguardo ovunque, non possiamo mantenere il mondo intero e nemmeno salvare tutti quanti. (…) Aiutiamo dunque i nostri fratelli, nutriamo i bambini polacchi, occupiamoci di loro svolgendo il nostro compito, per non soccombere alla tentazione di “salvare il mondo” a spese della nostra stessa patria». Firmato Stefan Wyszyński, cardinale e primate di Polonia fresco di beatificazione. Una frase che, estrapolata dal contesto in cui era stata pronunciata, è diventata oggi un meme del nazionalismo «patriottico».

Ne ha scritto Zbigniew Nosowski, direttore del portale Więź.pl, in un articolo di qualche anno fa che è stato riproposto in occasione del dibattito sui migranti: «Ogni volta che ci sono riferimenti all’insegnamento di Wyszyński, sono quasi sempre diretti contro qualcuno. Si tratta solitamente di citazioni decontestualizzate, usate per confermare le convinzioni ideologiche di chi ne fa uso, convinzioni che spesso differiscono dai discorsi del papa o dell’episcopato polacco».  In questo modo,

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Alfred Wierzbicki

Don Alfred M. Wierzbicki (1957) si è laureato in filosofia all’Università Cattolica di Lublino (KUL) con R. Buttiglione. Attualmente ricopre l’incarico di professore ordinario e direttore del Dipartimento di Etica della KUL, dove è stato responsabile dell’Istituto Giovanni Paolo II. Su «La Nuova Europa» edizione cartacea sono usciti suoi articoli dedicati a La Polonia dopo il 19 settembre (n. 6/1993 – 252) e La crisi della democrazia polacca (n. 1/1996 – 265).

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Angelo Bonaguro

È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.

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