10 Marzo 2016

Perché siamo prigionieri del passato?

Andrej Zubov

60 anni, fa al XX congresso del Partito, Nikita Chruščëv denunciò i crimini di Stalin. Ma la destalinizzazione vera deve ancora avvenire. I perché dell’eterno ritorno dello stalinismo.

Ciò che avvenne al XX Congresso fu un avvenimento assolutamente senza precedenti, non soltanto in Unione Sovietica ma in tutto il movimento comunista mondiale. Perché la figura principale, il perno di tutto il movimento comunista sostenuto dall’Unione Sovietica (infatti c’era anche quello trockista), era naturalmente Stalin. Stalin era centro ed essenza. Ai suoi metodi politici, al suo modo di trattare la persona, il mondo, si allineavano tutti i comunisti del mondo, in Cina, Europa, Sud America per non parlare dell’Unione Sovietica. E la condanna di Stalin – la prima in assoluto – la prova dei suoi delitti (quasi esclusivamente nei confronti dei membri del Partito, come le repressioni dopo il XVII congresso, «il caso di Leningrado» del 1948) ebbero letteralmente l’effetto di sconvolgere le menti. Molti non ci credettero. Altri pensarono che fosse una provocazione. Altri ancora condannarono Chruščëv dicendo che era un traditore della causa comunista. Mentre coloro che già prima avevano una pessima opinione di Stalin e avevano sofferto per causa sua, naturalmente ne furono entusiasti.

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Andrej Zubov

Storico e politologo, ex docente all’Istituto per le relazioni internazionali dell’Università MGIMO di Mosca, licenziato per aver criticato, nel 2014, l’intervento russo in Ucraina.
Dirige il Dipartimento di Storia delle religioni presso l’Università ortodossa San Giovanni di Mosca, autore di numerose pubblicazioni, fra cui una Storia della Russia nel XX secolo in due volumi.
Nel 2022 è stato invitato a insegnare all’Università Masaryk di Brno.

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