13 Novembre 2020

Dopo la guerra nel Nagorno Karabakh, la situazione attuale

Alberto Peratoner

Il diritto fondamentale del popolo armeno a vivere sul proprio territorio è stritolato fra il regime autoritario azerbaijano e i disegni della Turchia. Tra l’Occidente che non vuole esporsi e la Russia che fa da ago della bilancia, un popolo combatte per sopravvivere.

Il fallimento di una reale soluzione diplomatica della questione del Karabakh è dipeso innanzitutto dalla radicale inconciliabilità delle posizioni delle parti, da alcuni definite ugualmente massimaliste. Da una parte, infatti, l’Azerbaijan non ha mai inteso in alcun modo rinunciare alla propria sovranità territoriale sulla regione contesa, mentre dall’altra il Karabakh, sostenuto dall’Armenia, non ha accettato alcuna soluzione che comportasse la rinuncia all’autogoverno della regione.
Di fronte alla diplomazia internazionale, il Karabakh si è sempre appellato al principio di autodeterminazione dei popoli, mentre l’Azerbaijan ha continuato ad invocare il principio di integrità territoriale.

Perché un Genocidio continua anche nella distruzione delle memorie storiche e culturali in cui un popolo vive. In esse, in un certo modo, un popolo continua a vivere lungo i secoli, e continua a parlare a chi è assetato di bellezza; e là dove queste memorie vengono distrutte, muore una seconda volta.

(fine. → Prima parte)

La lettura dell’articolo completo è riservata agli utenti abbonati, effettua il login o abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

Alberto Peratoner

Professore di Metafisica e Teologia filosofica e di Antropologia filosofica presso la Facoltà teologica del Triveneto (Padova), e il Seminario patriarcale di Venezia. Saggista in ambito filosofico, dove ha lavorato su autori classici e moderni. Ha pubblicato studi sulla storia e cultura armena, in qualità di ausiliario alle attività culturali della Congregazione Armena Mechitarista.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI

Abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

ABBONATI