12 Febbraio 2021

Ateismo, ideologia, politica: una rilettura della storia sovietica

Giovanna Parravicini

Non la politica né l’economia furono il motore primo del totalitarismo sovietico, ma la volontà di creare l’uomo nuovo e l’utopia della società perfetta. Lo studio di una storica americana.

Copertina

La copertina dell’edizione russa del libro di Victoria Smolkin.

Nella storiografia russa del XX secolo, pur nella diversità delle tendenze e delle tesi espresse dagli studiosi, generalmente alle problematiche legate all’ateismo come componente dell’ideologia e alle politiche repressive nei confronti dei credenti sono dedicati singoli capitoli che restano un po’ ai margini rispetto alle tematiche centrali, di ordine politico ed economico, quasi si trattasse di aspetti collaterali del gigantesco fenomeno del totalitarismo.

Victoria Smolkin della Wesleyan University, autrice di una ponderosa pubblicazione intitolata Uno spazio sacro non resta mai vuoto (uscita nel 2018 in inglese per i tipi della Princeton University Press e recentemente apparsa in russo), ha invece scelto di ripercorrere la storia dell’Unione Sovietica sotto l’angolatura della battaglia combattuta fin dagli inizi dai bolscevichi per instaurare l’ateismo di Stato.

In altri termini, la negazione di Dio costituisce – a parere della storica – non un elemento fra i tanti, ma la chiave di volta per comprendere le ragioni e i meccanismi dell’esperimento sovietico.

 

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Giovanna Parravicini

Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.

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