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Un mondo in cui ciascuno è importante. Hospice – storie di una Russia sconosciuta
Un’esperienza di bellezza. Una catena di solidarietà. La scoperta di un significato che non censura il dramma e il dolore ma lo trasforma in un cammino. È il paradosso che accompagna la lettura del testo suddiviso in tre sezioni, e soprattutto del suo straordinario corredo di immagini:
Prima sezione – Persone che cessano di essere invisibili
Ha ragione il fotografo Efim Erichmann, quando dice dei piccoli pazienti dell’hospice pediatrico: «Di solito tutti vedono dolore e lacrime, io invece vedevo sorrisi, vedevo bambini come tutti». E si dedica a fotografarne la bellezza, perché anche i genitori possano percepirla. Particolarmente preziose le fotografie scattate in sala parto: «È un miracolo che il bambino sia nato, ed è un miracolo che sia morto. È una gioia colma di tristezza: ma l’incontro, per quanto breve, c’è stato».
Ha ragione Frederika De Graaf, che da anni lavora nel Primo hospice moscovita: «… ti cadono i capelli, ti asportano un seno, il melanoma ti devasta il corpo, oppure, ad esempio, non riesci più a parlare. L’aspetto esteriore, le nostre occupazioni, il successo sono così importanti nella vita di tutti i giorni. Ma quando tutto questo sparisce a causa di una grave malattia, che cosa resta?… Eppure la malattia può essere l’occasione per ritrovare se stessi».
Seconda sezione – Fili che si intrecciano
La cura delle fragilità si configura come una catena di solidarietà, iniziata con padre Aleksandr Men’ che negli ultimi mesi di vita cominciò a far visita ai piccoli malati dell’Ospedale Pediatrico Federale di Mosca, ed estesa successivamente a personaggi e luoghi molto diversi: da padre Georgij Čistjakov, che ne sarà il primo cappellano; a Ol’ga Millionščikova, un’oncologa che comincia a seguire a casa loro i suoi pazienti terminali abbandonati a se stessi; al regista di Char’kiv Vasilij Sidin; a Frederika De Graaf, un’olandese che rivoluziona la propria vita in seguito all’incontro con gli «occhi ardenti» del metropolita Antonij Bloom; a Njuta Federmesser e a Lida Moniava, che sviluppano le cure palliative su scala federale, rispondendo gradualmente a sempre nuovi bisogni senza mai perderne di vista la dimensione personale.
Terza sezione – Hospice, luoghi di vita o di morte?
Tutto nasce dalla consapevolezza che non siamo noi i padroni della vita, ma i suoi custodi, chiamati a sostenerla come un dono prezioso ma anche a rimetterla nelle mani di Colui che ce l’ha affidata. Vengono qui accennati i grandi temi della vita e della morte, del valore della persona e della compagnia che ci si fa nel cammino.
Un mondo in cui ciascuno è importante. Hospice – storie di una Russia sconosciuta
Catalogo mostra Meeting 2024
pp. 80, ISBN 978-88-97455-58-5
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