23 Agosto 2021

Ucraina: la più povera in Europa ma è il paese delle possibilità

Michail Minakov | Marta Dell'Asta

Parla uno storico e politologo ucraino: un paese povero, campo di battaglia dei clan, ma con grandi potenzialità. Un giudizio inedito sul Majdan. Intervista di Marta Dell’Asta.

L’Ucraina ha una lunga storia di irredentismo antirusso, magari causato anche alla politica di russificazione degli zar. Che peso reale ha avuto questo, rispetto al cliché dei «popoli fratelli»? Di recente Vladimir Putin ha rispolverato questo concetto.
Innanzitutto io appartengo a quel gruppo di filosofi sociali che non credono nelle nazioni, nelle etnie, che sono piuttosto i prodotti molto mutevoli della nostra immaginazione politica. È in base all’immaginazione che possiamo dire chi sono gli ucraini, chi sono i russi. 200 anni fa un abitante di Kiev avrebbe potuto dire: gli ucraini vivono nella zona di Char’kov, ma io sono della Piccola Russia. Attorno al 1780 il filosofo Grigorij Skovoroda scriveva a un suo discepolo: «Non amo la madre Piccola Russia, amo la zia Ucraina». Per lui, originario del nord della regione di Poltava, appartenere alla Piccola Russia significava non appartenere all’Ucraina, con cui aveva un rapporto di parentela come quello che si ha con una zia, comunque l’Ucraina era un altro territorio. Perciò, se parliamo di Ucraina e di ucrainicità, si tratta di un’idea abbastanza recente, che si è costruita in contraddizione all’idea, presente nella seconda metà del XIX secolo, del popolo russo «uno e trino».

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Michail Minakov

Nato nel 1971, è dottore in filosofia, politologo e storico specializzato nell’ambito della modernità e delle ideologie post-sovietiche.
Dal 2018 dirige il programma di ricerca presso l’Istituto Kennan, è stato professore di filosofia e studi religiosi presso l’Accademia Moghiliana e presidente della Società Kant ucraina. Dirige la rivista The Ideology and Politics Journal.

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Marta Dell'Asta

Marta Carletti Dell’Asta, è ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si è specializzata sulle tematiche del dissenso e della politica religiosa dello Stato sovietico. Pubblicista dal 1985, è direttore responsabile della rivista «La Nuova Europa».

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