26 Novembre 2020

Lettera ai cristiani bielorussi

Redazione

Sacerdoti e laici della Chiesa ortodossa russa e di altre Chiese locali, cattolici e cristiani di altre confessioni, il 25 novembre hanno scritto una lettera per esprimere solidarietà e vicinanza ai cristiani della Bielorussia. Lettera che in ventiquattrore ha raccolto oltre un migliaio di firme.

Cari fratelli e sorelle, cristiani della terra bielorussa sofferente,

Noi, firmatari di questa lettera, sacerdoti e laici della Chiesa ortodossa russa e di altre Chiese locali, cattolici e cristiani appartenenti ad altre confessioni, residenti in Russia e in altri paesi, vi scriviano per esprimervi solidarietà, sostegno e conforto.

Dare una valutazione giuridica degli avvenimenti che agitano la società è compito degli uomini di legge, non della comunità ecclesiale. Tuttavia, sulla scorta dei Fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa, la comunità ecclesiale non può esimersi dal «partecipare alla soluzione di problemi di rilievo per la società», e non può essere privata del «diritto di esprimere un giudizio sull’operato delle autorità» (III. 3), in primo luogo un giudizio morale.
Ognuno di noi sa per esperienza che il «mondo sta in potere del Maligno» (1Gv 5,19). Ognuno di noi, indipendentemente dal paese in cui vive, si scontra con ingiustizia, inganno e ipocrisia.

Tuttavia, gli avvenimenti in atto nel vostro paese negli ultimi mesi non ci permettono di stare a guardare in silenzio, con indifferenza. Pur essendo divisi da frontiere politiche, noi cristiani siamo membra dell’unico Corpo di Cristo e per questo, come dice san Paolo, «se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1Cor 12,26).

Il 16 agosto il Sinodo della Chiesa ortodossa bielorussa ha reso pubblico un appello in cui si legge, tra l’altro: «Crediamo e speriamo che i leader del paese, chiamati per legge a rispettare e tutelare il proprio popolo, depongano la violenza, ascoltino le voci di quanti hanno subito torti e ingiuste repressioni durante il periodo dei contrasti, e processino e condannino quanti hanno dato prova di ferocia e crudeltà».

Non è avvenuto niente di tutto ciò. Nessuno di quanti hanno dato prova di «ferocia e crudeltà» è stato condannato; al contrario, il grado di violenza non fa che aumentare. I casi documentati di lesioni procurate nei dipartimenti di polizia e durante la detenzione istruttoria si contano a centinaia. Testimonianze di torture, umiliazioni e abusi sui cittadini fermati, comprovate da foto e video, evocano le atrocità delle forze naziste d’occupazione e dei boia dell’NKVD nella vostra terra.

lettera cristiani bielorussi

(I. Kudrjavceva, pixabay).

Questa la testimonianza di padre Aleksandr Kuchta, che era fra i volontari e ha avuto modo di incontrare ragazzi fermati durante i primi giorni delle proteste: «Ero là e ho visto con i miei occhi persone con segni di pestaggi, picchiate al momento dell’arresto, torturate sul furgone, torturate in prigione. Persone torturate a suon di pugni, colpi di manganello e con elettroshock. Persone a cui non è stato dato da mangiare per tre giorni di fila, oppure lasciate all’aperto o rinchiuse in quaranta in celle di 5 metri per 6 (erano costrette a dormire in piedi), e periodicamente picchiate. Così, senza motivo. Solo perché qualcuno ne aveva la facoltà… C’era un ragazzo, a cui a forza di colpi di manganello si era formata una croce sulla schiena. Perché? A che scopo?».
Dall’inizio di agosto c’è stata più di una vittima, l’ultima è il trentunenne Roman Bondarenko, pestato a morte all’atto dell’arresto.

Alla vigilia della festa del Natale di Cristo ricordiamo con particolare ferita e dolore la storia del re giudeo che fece perire innumerevoli vite innocenti, spinto dalla paura di perdere il potere. Echeggiano le dolorose parole dei profeti dell’Antico Testamento: «Ascoltate, capi di Giacobbe, voi governanti della casa d’Israele: Non spetta forse a voi conoscere la giustizia? Nemici del bene e amanti del male, voi togliete loro la pelle di dosso e la carne dalle ossa. Divorano la carne del mio popolo e gli strappano la pelle di dosso, ne rompono le ossa e lo fanno a pezzi, come carne in una pentola, come lesso in un calderone. Allora grideranno al Signore, ma egli non risponderà; nasconderà loro la faccia, in quel tempo, perché hanno compiuto azioni malvagie» (Mi 3,1-4).

I ministri della Chiesa di Cristo che levano la voce contro la menzogna e la violenza in Bielorussia sono sottoposti a pressioni e minacce. «Lo Stato non resterà a guardare», «occorre che le forze dell’ordine facciano loro vedere quello che pensano»: queste le direttive delle autorità che vengono messe in atto.

All’arcivescovo cattolico Tadeusz Kondrusiewicz, che aveva fatto appello alle autorità perché iniziassero il dialogo e mettessero fine alla violenza, è stato vietato l’ingresso nel paese.

Vladimir Drobyševskij, sacerdote della diocesi di Gomel’, è stato condannato a 25 giorni di carcere per essere sceso in piazza con un cartello raffigurante Newton e la sua formula «a ogni azione segue una reazione», e per aver partecipato a una dimostrazione pacifica.

Padre Aleksandr Bogdan, della diocesi di Grodno, ha ricevuto un ammonimento per aver deposto dei fiori, il 13 settembre, in memoria del direttore del museo Konstatin Šišmakov, trovato morto poco dopo essersi rifiutato di firmare il verbale ufficiale delle votazioni.

Lettera ai cristiani bielorussi

Il memoriale improvvisato, in ricordo di R. Bondarenko a Minsk.

Dopo la distruzione del memoriale improvvisato sul luogo dell’arresto di Roman Bondarenko a Minsk il 15 novembre, e anche in altri luoghi, padre Sergij Lepin, presidente del Dipartimento informativo sinodale della Chiesa ortodossa bielorussa, ha scritto sulla sua pagina fb: «Non capisco perché ci si sia accaniti sui ritratti dell’ucciso, sui fiori deposti in sua memoria, perché si siano calpestati in maniera satanica lumini e icone, si siano voluti cancellare i memoriali improvvisati nei cortili, lungo le strade… Perché? Non erano stati autorizzati, giusto? E un simile comportamento e atteggiamento è forse autorizzato? Da chi?». Queste semplici domande sono costate al sacerdote un ammonimento ufficiale della procura, dove si legge, in particolare, che avrebbe coscientemente rinfocolato le tensioni esistenti nella società, attizzato l’odio nei confronti delle autorità, incitato all’aggressione; inoltre, che la sua dichiarazione conterrebbe elementi di diffamazione. Lo stesso ammonimento è pervenuto al vescovo cattolico Jurij Kosobuckij per le sue dichiarazioni critiche sullo stesso argomento.

Esprimiamo la nostra solidarietà, sostegno e profonda stima ai vescovi, sacerdoti e a tutti i cristiani che a proprio rischio e pericolo affermano la libertà e la dignità della persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio.

Il vostro servizio, misericordioso e giusto, si esprime nella cura e nella compassione per ogni uomo picchiato, calunniato, umiliato, innocente e sofferente. Chiunque non sia sceso a compromessi con la coscienza per il proprio comodo e sicurezza è per noi un esempio di onestà e di coraggio.

Purtroppo, ora molti sono convinti che la Chiesa sia sempre schierata dalla parte dei potenti, che scenda sempre a compromessi con loro e ne faccia gli interessi. Il vostro servizio mostra che le cose non stanno così. L’omelia dell’arcivescovo Artemij di Grodno e Volkovysk, grazie alla pubblicazione su YouTube, ha riscaldato i cuori di decine di migliaia di persone. È l’amore a muovere tutti voi, clero e laici, uomini e donne – e l’amore è la forza più grande sulla terra.
Pensando a voi, non possiamo fare a meno di ricordare le parole del Patriarca Tichon al Soviet del commissari del popolo, un anno dopo la Rivoluzione d’ottobre: «Sappiamo che le nostre denunce susciteranno in voi solo rabbia e risentimento, e che in esse cercherete solo un pretesto per accusarci di opposizione all’autorità, ma quanto più alta si leverà la “colonna della malvagità” vostra, tanto più essa costituirà una fedele testimonianza della verità delle nostre denunce.

chiesa rossa Minsk

Minsk, la «Chiesa rossa» (Z. Fekar, pixabay).

Non è affar nostro giudicare l’autorità terrena, ogni autorità permessa da Dio riceverebbe la nostra benedizione, se realmente fosse “al servizio di Dio” per il bene dei sudditi e fosse temibile “non quando si fa il bene, ma quando si fa il male” (Rm 13,3). A voi, invece, che usate il potere per perseguitare il prossimo, sterminare gli innocenti, rivolgiamo la nostra esortazione: celebrate l’anniversario della vostra permanenza al potere liberando i prigionieri, ponendo fine allo spargimento di sangue, alla violenza, devastazione, alle restrizioni poste alla fede; dedicatevi non a distruggere, ma a edificare l’ordine e la legalità, date al popolo requie dalle discordie fratricide come desidera e si merita. In caso contrario, vi sarà chiesto conto del sangue dei giusti che avete versato (Lc 11,51), e di spada perirete, voi che avete impugnato la spada (Mt 26,52)».

Ogni espressione della vostra libertà di spirito susciterà rabbia e scontento, ma non esiste altra via per i cristiani.

Possano rincuorarvi gli esempi dei santi Ambrogio di Milano, Giovanni Crisostomo, Filipp di Mosca e molti altri, che non temettero di denunciare il male e l’ingiustizia dei potenti. «Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce» (Lc 11,33).

Noi preghiamo per la terra bielorussa, nella speranza che più nessuno sia umiliato, picchiato, torturato o ucciso per le sue convinzioni. Preghiamo per coloro che, eseguendo gli ordini, si sentono autorizzati ad usare la forza e le armi contro chi protesta. Preghiamo che chiunque indossa l’uniforme e porta le armi possa conservare anche la coscienza, l’onore e la dignità, la responsabilità nei confronti dei suoi concittadini, dei suoi fratelli e sorelle.

Crediamo che il dialogo pacifico sia l’unica alternativa alla violenza. In cammino verso il Natale, sappiamo che insieme a tutti voi che vivete a Minsk, Grodno, Gomel’, Brest, Mogilev, Vitebsk, in cittadine e villaggi, tra poco accoglieremo Gesù Bambino e udremo nella notte invernale le parole: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama!».

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