14 Febbraio 2018

Contro il fantasma del nazionalismo

Paolo Polesana

La ricorrenza dei 100 anni di indipendenza lituana potrebbe rivestirsi di retorica. Ma la celebrazione ha aperto difficili domande. Mentre si celebra la festa si cerca di rifondare l’identità nazionale, senza bisogno di trovare nuovi nemici esterni.

Il 16 febbraio 1918 venti persone appartenenti all’élite culturale e politica lituana firmarono a Vilnius un documento rivolto «ai governi di Russia, Germania e delle altre nazioni». Questi venti uomini costituivano il Consiglio di Lituania, «unico rappresentante del popolo lituano» ed il documento da loro firmato annunciava che «sulla base del diritto di autodeterminazione dei popoli» si costituiva «lo Stato lituano indipendente a base democratica».

Questo breve e fragile documento segna la nascita della moderna repubblica lituana e la data della sua redazione, di cui quest’anno cade il centenario, viene celebrata ogni anno come festa nazionale. Documento fragile, appunto, il cui originale conservato in Lituania è andato perduto con l’occupazione sovietica. Nient’affatto fragile, invece, è stata la volontà di realizzare ciò che quel testo annunciava. Dal quel mese di febbraio del 1918 i lituani si sono cimentati in un vasto lavoro di formazione delle istituzioni nazionali, varando la costituzione e istituendo il parlamento, la banca nazionale, l’esercito ed i ministeri, oltre a scuole ed università. Contemporaneamente, hanno dovuto affrontare una lunghissima stagione di guerre per difendere l’indipendenza.

Nato nel febbraio 1918, lo Stato lituano moderno è stato parzialmente occupato dall’aggressione polacca dell’aprile 1919. Questa ha sottratto alla sua sovranità la capitale Vilnius fino all’ottobre 1939, proprio all’alba della seconda occupazione, quella sovietica, iniziata nel maggio 1940. Dopo i tornanti della Seconda guerra mondiale, nei quali fu alternativamente occupata dagli eserciti nazisti e sovietici, la Lituania è rimasta congelata all’interno dell’Unione Sovietica fino al marzo del 1990.

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Paolo Polesana

Dopo la laurea all’università statale di Milano, ha conseguito il dottorato in fisica a Como e ha lavorato nei laboratori laser dell’università di Vilnius (Lituania). Ora è sacerdote diocesano a Bergamo. Da diversi anni collabora con l’Associazione Russia Cristiana

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