5 Marzo 2016

Stalin un padre?

Vladimir Zelinskij

Sacerdote ortodosso (del Patriarcato di Mosca) è filosofo, teologo e traduttore. Dal 1991 vive in Italia, ha insegnato lingua e civiltà russa all’Università cattolica di Brescia e di Milano. Ha al suo attivo numerosi testi di teologia e spiritualità.

Oggi per gli ortodossi è il Sabato dei morti, ed è anche l’anniversario ufficiale della morte di Stalin. Si intersecheranno queste due ricorrenze, in qualche chiesa russa, in un unico memento? Di sicuro da qualche parte si incroceranno e si fonderanno, perché Stalin, il volto o la maschera, è la classica figura, perfetta nella sua completezza, del falso padre che istituisce il culto pagano di se stesso. E il culto, qualunque esso sia, è duro a morire, non si dissolve con la morte del personaggio. E non parlo nemmeno del culto della personalità, o dell’autore di tutte le nostre vittorie, ma proprio del culto del padre, di cui Cristo ha detto: «voi avete per padre il diavolo… Egli è stato omicida fin da principio… Quando dice il falso, parla del suo…» (Gv 8,44).
Quasi nessuno percepisce questo aspetto mistico dello stalinismo, di solito si parla di forza (allora regnava l’ordine) o di smisurata ferocia, ma non si parla del «discernimento degli spiriti» cui la nostra ortodossia, almeno a parole, è così attenta. E questa sordità sconcerta.